Roberto Mercadini

roberto_mercadini_logo_bianco

I MIEI MONOLOGHI

Sui miei spettacoli c’è pochissimo da dire. Frequento una forma di teatro essenziale fino alla scarnificazione; un teatro che non ha nulla di moderno perché è primordiale, atavico. Parlo. Non ci sono costumi, scenografie, oggetti di scena, musiche, cambi luce. Ci sono il mio corpo, il mio volto in cima al mio corpo, la mia voce che esce da esso. È teatro di narrazione? Lezione? Orazione? Conferenza? Stand-up? Forse tutte queste cose insieme. Più probabilmente nessuna di esse.

Fa eccezione “Little Boy – Storia incredibile e vera della bomba atomica”, perché in quel caso ho l’onore di dividere il palco con un musicista di cui ho una stima immensa, Dario Giovannini, che esegue dal vivo le sue composizioni.

ADESSO

Fuoco nero su fuoco bianco - Racconto tentacolare dalla Bibbia ebraica

Nella Bibbia ebraica c’è l’umorismo ebraico.

Se l’affermazione precedente vi ha sorpreso, forse non avete mai letto per intero l’esilarante storia del duello fra Davide e Golia, non sapete perché Isacco si chiama così, né quale feroce satira antimonarchica si celi dietro il nome “Saul”.

La tradizione ebraica descrive la Bibbia come “fuoco nero su fuoco bianco”.

Se l’affermazione precedente vi ha sorpreso, forse non sapete di quale incandescenza rifulgano le visioni di Isaia, il grido di Kohélet e molte altre cose.

Ho tracciato un viaggio fra gli infiniti possibili dentro la Bibbia. Il libro di Giona è la rotta seguita in questa navigazione attraverso il tempestoso mare della sapienza ebraica. Ad ogni capitolo si approda in un porto per una sosta, si apre una parentesi, si spalanca un mondo.

Little boy - Storia incredibile e vera della bomba atomica

(Musiche composte ed eseguite da vivo da Dario Giovannini)

"Little boy", alla lettera "ragazzino": questo è il nome in codice della bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945. Con un sarcasmo atroce, si è dato un nomignolo affettuoso all'ordigno che provocherà la più grande strage di tutti i tempi: 166.000 vittime.

​Questa storia è tutta così, dall'inizio alla fine: cioè dai primi risultati della fisica quantistica all'esplosione.
Così, ossia piena di estremi che si toccano: piena di ironia e di orrore, di calcoli perfetti e di casualità assurde, genio e idiozia, di domande che hanno troppe risposte o che non ne hanno nessuna.

Ed è piena anche di "little boys", di "ragazzini": Niels Bohr che, ancora studente, sbalordisce il suo insegnante di fisica con una risposta apparentemente sconclusionata; Werner Heisenberg che a soli 21 anni sarà già collaboratore di Bohr e che vincerà il premio Nobel a 31; Enrico Fermi che a 14 anni darà già segno di una intelligenza quasi inquietante divorando un libro apparentemente illeggibile: un testo di fisica del 1800, scritto in latino e lungo 900 pagine.

Orlando Furioso - Narrazione da Ariosto

La battaglia di Roncisvalle è stata un evento storicamente irrilevante. Anzi, neppure una battaglia vera a propria, ma un'imboscata. Eppure da quell'avvenimento microscopico si è scatenato, per insondabile capriccio della storia e della fantasia umana, un incendio sontuoso di narrazioni. A fomentarlo furono stratificate stirpi di saltimbanchi, menestrelli, cantastorie, trovatori, giullari, poeti.
L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, per certi versi, si inserisce in tale antica tradizione: è un poema fra i tanti del ciclo carolingio. Anzi, è il seguito di un altro poema cominciato e rimasto incompiuto, l'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo.
Per altri versi, invece, il poema di Ariosto sembra eludere qualunque tradizione e qualsiasi schema umano. Sembra l'opera di un'orda di folletti, coadiuvata da una equipe di fate sotto l'effetto di sostanze psicotrope.
Simbolo del poema è l'ippogrifo, animale talmente assurdo che, a rigore, non potrebbe esistere neppure nella fantasia.

La più strana delle meraviglie - Monologo da e su Shakespeare

"Ma questa è la più strana delle meraviglie!" dice Orazio ad Amleto, dopo aver visto il fantasma del re.

Ecco, sono più o meno le parole che mi vengono alle labbra certe volte quando penso a Wlliam Shakespeare. Ai vertici incredibili della sua arte (incredibilmente alti e incredibilmente numerosi).

Allora provo a raccontarvi lui, il suo tempo, il suo teatro, lo stupore e lo sgomento che io sento di fronte a questo titano. Ci provo usando le stesse parole che lui fa pronunciare ai suoi stupefatti e sgomenti personaggi.

Vale a dire, vi parlo di Shakespeare con le frasi che lui ha usato per parlare di tutti noi.

Quelle frasi che sembrano già dire ogni cosa. E di fronte alle quali si pensa, a volte, "il resto è silenzio" (che, per l'appunto, è un'altra frase di Shakespeare).

IN PASSATO (E FORSE IN FUTURO)

DANTE. Più nobile è il volgare

Non si può fare quello che ha fatto Dante senza essere innamorati a sangue della parola; senza essere ossessionati dal suono delle diverse lingue, dal senso dei singoli vocaboli; senza essere permeati anima e corpo dal linguaggio.

Nella Divina Commedia si snodano le più magnifiche e impressionanti immagini dell’oralità. Il rogo eterno da cui esce la voce di Ulisse, che si agita al vento “come fosse la lingua che parlasse”. Le miriadi di luci angeliche che fluttuano irradiando miracolosamente parole cantate. E poi le bocche dei dannati e dei demoni che talvolta, degenerando, vengono ridotte alla loro funzione animalesca e restano disperatamente mute.

Ma Dante è capace anche di riflessioni straordinariamente profonde e sorprendentemente moderne. È l’autore del De vulgari eloquentia, il primo trattato teorico sulla nostra lingua. Proprio in apertura di quest’opera, confrontando il latino e il volgare, l’Alighieri scocca un giudizio spiazzante, apparentemente paradossale: delle due lingue “nobilior est vulgaris”, ossia “la più nobile è il volgare”.

Un monologo per innamorarsi della parola e, in particolare, della lingua che parliamo.

La più selvaggia sete, la più selvaggia fame - Monologo sulla Resistenza partigiana

Un “monologo corale”. Una moltitudine rutilante di personaggi e di storie. Lampi tragici o esilaranti, eroici o ridicoli, teneri o spietati. La storia incredibile dell’ubriaco di Roversano o quella struggente del tedesco senza più nome. 

Perché la Resistenza e ciò che ne seguì, origine e fondamento della nostra Repubblica, fu un groviglio vertiginoso di cose diverse e, spesso, estreme. Così gli occhi scorgono la più pura luce, la più oscura tenebra.

Il titolo cita Paul Celan, poeta ebreo deportato dai nazisti. Ma ricorda anche il Vangelo di Matteo: “beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”. Ecco, i partigiani ebbero, forse, “la più selvaggia fame, la più selvaggia sete”.

Noi siamo il suolo, noi siamo la Terra - Monologo sull’ecologia

Sapevate che i pipistrelli, ogni anno, danno un contributo all’economia degli U.S.A. paragonabile al fatturato della Microsoft? E che il deserto del Sahara fertilizza la foresta Amazzonica? Cosa hanno in comune gli astronauti della NASA e gli antichi asceti indù?

Paradossi, personaggi stralunati, storie comiche e spiazzanti. Un monologo in apparenza visionario, ma basato su dati rigorosamente scientifici: per riflettere sul legame strettissimo fra ecologia ed economia, su cosa sia un ecosistema, su come ecosistemi apparentemente lontani interagiscano fra loro.

Perché forse le cose che sembrano più lontane, in realtà, si toccano. E ciò che è più urgente si può dire e capire ridendo.

Felicità for Dummies (Felicità per negati)

Questo monologo usa la metafora dell'albero e ha la forma di un albero.
Il tronco è una definizione originale ma assai salda di felicità, un significato della parola radicato nell'etimo: felice viene da felix, termine che in latino indicava, per esempio, un albero molto fruttuoso.
Da tale ceppo massiccio si diramano altri discorsi: sul dare frutto, sulla forma perfetta, sull'innalzare, sul contattare altri alberi.
Ogni discorso si biforca a sua volta in due storie.

Così incontriamo personaggi completamente diversi fra loro: un matematico, un artista, un atleta etc.

Una narrazione commossa e comica. E, allo stesso tempo, un'impetuosa orazione sul senso del vivere.